Wednesday, August 19, 2015

Adam Michnik: "La sfida di Mosca al mondo è sempre più imprevedibile"

di ANDREA TARQUINI

BERLINO - "EUROCRISI, migranti, terrorismo... affrontiamo tante sfide insieme, cerchiamo di non dimentare la sfida di Putin, più pericolosa che mai". Ce lo dice Adam Michnik, leader storico della rivoluzione polacca e intellettuale di riferimento del centro-est Europa.

Lei crede che l'eurocrisi e le altre emergenze ci facciano dimenticare Putin?
"Forse è troppo presto per giungere a conclusioni. Tuttavia, storicamente, la politica estera russa è sempre stata prevedibile e professionale. Adesso con l'aggressione all'Ucraina e altre minacce appare imprevedibile e irresponsabile".

In che senso?
"Nel senso che Putin mira a convincere Ue e Usa a cambiare idea sulle sanzioni, ma intanto continua con la destabilizzazione. Prima di tutto in Ucraina, con le sue scelte e col gioco pericolosissimo dei separatisti.
Poi anche ovunque abbia le sue quinte colonne: minoranze russe, simpatizzanti. Sembra restare determinato a ricostruire l'impero russo, con guerre, guerre indirette, annessioni come in Crimea, agitazioni di propaganda della menzogna in stile staliniano nell'Ucraina orientale, nel Baltico e altrove ".


A Est molti vorrebbero un Occidente più duro...
"Finora la politica dell'Occidente a fronte della politica aggressiva di Putin è stata saggia e responsabile. Non ci servono grida isteriche di panico, però ci serve il motto latino si vis pacem para bellum : lo applica ad esempio la pacifica Svezia neutrale, ciò fa riflettere".

Non le sembra di demonizzare Putin?
"Io non demonizzo nessuno, guardo ai fatti. Quando può, Putin cerca di destabilizzare paesi membri di Ue e Nato o altri Stati, anche con le menzogne della propaganda, dai Baltici alla Moldavia. E contemporaneamente disciplina la società in patria, perché il suo incubo è un Majdan a Mosca. La sua Russia non è uno Stato totalitario, ma è un sistema autoritario. L'Occidente dovrebbe puntare di più sulle forze democratiche russe, sui Korol'yov, gli Javlinskij, i Navalny, sui media come Novaya Gazeta : resistendo ci mostrano la forza dell'anima democratica di quel grande paese. E solo loro potrebbero essere interlocutori attendibili e prevedibili, anche in legittimi contrasti tra il loro paese e altri".

La Russia di Putin fa molta più paura a voi polacchi e baltici che non alla vecchia Europa. Non è un problema?
"Andiamoci piano. Al contrario dell'Ucraina noi siamo membri della Nato e dell'Unione europea, un'aggressione contro di noi sarebbe un attacco a tutti. Però è innegabile che la nostra memoria storica pesi in modo diverso da quelle dei nostri partner, pensando alla Russia".

Molti leader dell'Est di Ue e Nato giudicano Merkel o Hollande troppo deboli... 
"Non sono d'accordo. Prima, pensavo anch'io che Parigi e Berlino fossero troppo deboli, poi ho riflettuto. È un atto di grande responsabilità condurre una politica d'equilibrio, che mantenga sia le sanzioni e al tempo stesso, insisto, lasci una porta aperta, uno spiraglio di ritorno al dialogo. Al tempo stesso, una nuova Memoria divisa è innegabile, tra Vecchia e nuova Europa: analizzando la crisi con la Russia a causa del dramma ucraino gli amici commentatori tedeschi fanno paragoni col 1914, a noi invece la situazione ricorda piuttosto il 1938, gli accordi di Monaco".

La posizione della Polonia qual è?
"Noi polacchi, attraverso gli schieramenti, siamo per un'Europa politica. Dopo secoli di oppressione siamo condannati a essere
ottimisti per forza. Ma l'Europa com'è oggi ha ovunque volti e aspetti pericolosi. La crisi greca, ad esempio, è pericolosa nel modo in cui viene affrontata: si offrono solo pochi barlumi di speranza, nessuno degli interlocutori riesce a fugare gli incubi del peggio".


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