"Stiamo difendendo l’Europa dall’invasione russa - dice il premier -
Mosca ritirerà i suoi soldati solo se il mondo inasprirà le sanzioni"
dal nostro inviato PIETRO DEL RE
KIEV - "Stiamo pagando il prezzo della nostra
scelta", sostiene Arsenij Yatsenjuk, giovane primo ministro dell'Ucraina
nata dalle ceneri di Maidan. "Abbiamo voluto entrare in Europa contro la
volontà di Vladimir Putin e lui, per punirci, ha scatenato l'offensiva nell'est
del Paese ", aggiunge il premier che ci riceve alla Rada, il parlamento di
Kiev, in una saletta color pistacchio con alle pareti quadri di tramonti sul
fiume Dnepr.
Signor Yatsenjuk, ma quanto vi costa la guerra con i separatisti?
"Da economista le risponderei che costa miliardi di dollari, ma da primo ministro le dirò che è già costata troppe vite umane, quelle di 1800 soldati ucraini e di 6000 civili. A ciò vanno aggiunti 15mila feriti e un milione e mezzo di sfollati. L'aggressione russa nel Donbass è anzitutto un disastro umanitario".
Signor Yatsenjuk, ma quanto vi costa la guerra con i separatisti?
"Da economista le risponderei che costa miliardi di dollari, ma da primo ministro le dirò che è già costata troppe vite umane, quelle di 1800 soldati ucraini e di 6000 civili. A ciò vanno aggiunti 15mila feriti e un milione e mezzo di sfollati. L'aggressione russa nel Donbass è anzitutto un disastro umanitario".
E in termini economici?
"Secondo il ministero del Tesoro l'occupazione di Donetsk e Lugansk ci ha fatto già perdere 3 miliardi di dollari. Ora, anche se la propaganda di Mosca sostiene il contrario, noi continuiamo a pagare le pensioni in quelle città, pur non ricevendo un solo centesimo di tasse. Quest'inverno, per riscaldare la popolazione dei territori in mano ai separatisti, abbiamo sborsato un miliardo di dollari di gas".
Il cessate-il-fuoco raggiunto durante gli accordi di Minsk viene rispettato?
"Siamo lontani dall'applicazione di quegli accordi, perché ancora si spara e soprattutto perché la Russia continua a fornire carri armati, armi pesanti e soldi ai ribelli".
Lo scorso anno lei dichiarò che Mosca stava per scatenare la Terza guerra mondiale e chiese aiuto a Europa e Stati Uniti. E' arrivato l'aiuto occidentale?
"Vede, noi stiamo difendendo i confini dell'Unione europea dall'invasione russa. L'Ucraina è solo il primo campo di battaglia della guerra di Mosca contro l'Occidente. Siamo tutti in pericolo, perché la Russia vuole destabilizzare il pianeta, e lo fa pur essendo uno dei 5 membri del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite, il cui compito dovrebbe essere quello di far rispettare un ordine mondiale. Noi avevamo chiesto armi per difenderci, che purtroppo non sono mai arrivate".
Ha mai temuto un'imponente invasione delle truppe di Mosca, con raid aerei sulla capitale?
"La Russia è imprevedibile. Sa qual è la differenza tra i leader occidentali e il presidente Putin? Ebbene quando loro rispettano le regole, lui le trasgredisce. Lo scorso anno secondo i nostri servizi la Russia aveva preventivato l'ipotesi di una vasta azione militare in Ucraina, usando anche l'aviazione ".
Ma quanto è affidabile il presidente Putin nel corso di un negoziato di pace, come quello di Minsk?
"Non lo è affatto, perché non è un uomo credibile. Non posso fidarmi in ciò che dice Putin ma solo in quello che fa. Due anni fa dichiarò che la Crimea era parte integrante dell'Ucraina. Nel 2014 la Crimea è stata annessa dalla Russia. Ma non devi mai sottovalutare il tuo nemico, e Putin è senz'altro un osso duro. E l'unico linguaggio che capisce è lo stesso che parla lui, ossia un linguaggio rude. Il problema è che sopravvaluta il suo Paese, afflitto da enormi problemi. La Russia è infatti militarmente più debole della Nato, ha pessime prospettive economiche, una popolazione sempre più anziana, un governo di cleptocrati con inclinazioni dittatoriali".
Quanto hanno funzionato le sanzioni economiche contro Putin?
"Dopo l'annessione della Crimea, i leader occidentali sono stati costretti a intervenire. Non l'hanno fatto militarmente perché spaventati dall'idea di impelagarsi in un nuovo conflitto, ma l'hanno fatto con le sanzioni economiche. Ed è stata la giusta decisione. Adesso il modo migliore per ottenere che la Russia rispetti gli accordi di Minsk è inasprire le sanzioni".
Come vede il futuro del Donbass?
"Per normalizzare la situazione, come prima cosa la Russia dovrebbe ritirare le sue forze e noi dovremmo poter controllare quel tratto di frontiera. Ma ciò non è ancora possibile, perché Putin non lo vuole. Ci vorrà quindi ancora del tempo prima di reintegrare Donetsk e Lugansk in Ucraina. Molto più tempo di quello previsto a Minsk ".
Considera la Crimea persa per sempre?
"No, anche perché nessuno riconoscerà mai la sua annessione alla Russia. E prima o poi il regime di Mosca cadrà. Gli stessi che l'anno scorso gridavano per le strade di Sebastopoli la loro gioia di diventare russi oggi si pentono amaramente della loro scelta. Le assicuro che la mia generazione e quelle che verranno faremo di tutto affinché la Crimea ritorni nostra".
A chi accusa l'esercito ucraino di essere composto da militari in pensione e dagli ultranazionalista di Pravij Sektor, cosa risponde?
"Siamo in guerra. È difficile fare una distinzione tra chi è più o meno nazionalista. Tutti vogliono difendere l'Ucraina".
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